Ponti, numeri, regole

Conoscere, valutare, intervenire

Uno scenario di grande attualità, per il settore, riguarda il macro-tema della sicurezza delle infrastrutture, con particolare riferimento alle opere d’arte a maggiore complessità come le gallerie e, naturalmente, le opere in elevazione (ponti, viadotti e cavalcavia).

Volendo concentrarci in questa sede soltanto su quest’ultimo aspetto e per iniziare a delineare un quadro generale della situazione, il punto obbligato di partenze è il lavoro svolto da ANSFISA, l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Infrastrutture Ferroviarie, Stradali e Autostradali, che, per quanto riguarda le strade, attesta la presenza, sul territorio italiano, di poco più di 30.000 manufatti, tra ponti, viadotti e cavalcavia collocati lungo le “reti maggiori”, quelle che fanno capo alle concessionarie autostradali (circa 8.000 km, 1.300 gallerie, 8.200 ponti e 3.800 cavalcavia) e all’Anas (Gruppo FS Italiane): circa 27.000 km, 861 gallerie, 12.873 ponti e 2.474 cavalcavia.

Il numero complessivo di strutture di scavalco afferenti alla rete autostradale o extraurbana nazionale arriva così a circa 30.000. La stessa ANSIFSA ricorda anche che questi dati rappresentano circa il 4% dell’intera rete stradale nazionale, che include miriadi di opere d’arte gestite da Province, Città Metropolitane, Comuni e altri enti territoriali: una rete viaria complessiva pari a circa 840.000 km gestiti da oltre 8.000 soggetti competenti.

A completare il quadro, in chiave di approfondimento Road&Rail forniamo anche qualche dato d’insieme, sempre tratto da fonti ANSFISA, riguardante il sistema railway: la rete ferroviaria nazionale e regionale si compone di 17.530 km di tratte comprensive di 18.847 ponti viadotti e gallerie; altri 1.130 km, con 1.529 ponti, viadotti e gallerie, fanno parte delle cosiddette ferrovie isolate.

Grandi numeri, dunque, molti dei quali, come è noto, sono…“ignoti”. Quella che è nota o facilmente deducibile, perché segue le onde delle epoche costruttive (o distruttive) che hanno caratterizzato la storia infrastrutturale italiana, è l’età di questa costellazione di manufatti. Molti di essi, infatti, sono stati distrutti in epoca bellica e ricostruiti nell’immediato secondo Dopoguerra. Dunque sono già ultra-settantenni. La stessa rete autostradale nazionale ha conosciuto il suo Boom di realizzazioni nel decennio Sessanta, con una coda a inizio Settanta. Conclusione: i ponti autostradali sono quasi tutti “splendidi Sessantenni o, quando va bene, Cinquantenni.

Italia: la cornice normativa

Un’accelerazione regolatoria in materia di messa in sicurezza di ponti e viadotti nel nostro Paese si è avuta, come è noto, successivamente al crollo del viadotto Polcevera, Genova, dell’estate 2018, il più eclatante di una peraltro cospicua serie di crolli che hanno caratterizzato gli anni precedenti (ponte SS 9 tra Lodi e Piacenza 2009, viadotto Himera in Sicilia 2015, ponte di Annone 2016, cavalcavia dell’A14 e ponte della tangenziale di Fossano 2017) e successivi (viadotto A6 Torino-Savona 2019, ponte di Albiano Magra 2020).

Il punto di partenza di questa “intensificazione normativa” è il DL 28/9/2018 n. 109, ovvero il cosiddetto “Decreto Genova”, che ha varato il progetto AINOP, l’Archivio Informatico Nazionale delle Opere Pubbliche. L’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, quindi, il 17 aprile 2020 ha varato “Le Linea Guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza e il monitoraggio dei ponti esistenti”, n. 88/2019. Le attività previste: censimento e classificazione del rischio dei ponti esistenti; verifica della sicurezza di ciascun ponte; elementi di sorveglianza e monitoraggio dei ponti esistenti.

Il punto di partenza è il cosiddetto “Livello 0”, ovvero il censimento di tutte le opere da parte di tutti gli enti gestori. Le Linee Guida 2020 sono state adottate con Decreto MIMS n. 578 del 17 dicembre 2020. Esattamente un anno dopo, è arrivato un aggiornamento normativo di importanza cruciale: con il Decreto n. 493 del 3 dicembre 2021, lo stesso MIMS ha adottato le nuove Linee Guida che vanno a sostituire quelle allegate al citato Decreto n. 578. Il nuovo atto estende l’applicazione delle Linee Guida, già in vigore per ponti, viadotti e cavalcavia di autostrade e statali gestite da concessionarie e Anas, alle reti sotto la gestione di Regioni, Province e Comuni. Così facendo, in prospettiva ponti, viadotti e cavalcavia presenti su tutto il territorio nazionale dovranno avere omogeneità di classificazione, gestione del rischio e di valutazione della sicurezza.

Il timing: catasto ponti al 2026?

Il nuovo Decreto fissa anche i termini delle verifiche, prevedendo anche la possibilità per Regioni, Province e Comuni, spesso sotto organico, di avviare specifici programmi di formazione per gli operatori del settore.

Entro l’1 giugno, infatti, concessionarie autostradali e Anas devono aver trasmesso a MIMS e ANSFISA le carte relative al Livello 0 del censimento ponti, ovvero le opere da sottoporre a un piano di monitoraggio dinamico già finanziato, per quanto riguarda i grandi gestori.

Per i “piccoli”, invece, c’è ancora un anno-un anno e mezzo di tempo, perché il decreto fissa all’1 giugno 2023 il tempo di “accatastamento” per Regioni, Province e Città metropolitane, mentre i Comuni possono arrivarci entro il 31 dicembre 2021. Spostate più in là per tutti le scadenze del Livello 2, in cui si entra maggiormente nel vivo dei rischi e dunque delle relative attenzioni. Entro la fine di quest’anno tocca ad autostrade, per l’Anas c’è ancora un anno, poi inizia la sequenza a scalare con tappa finale, per i piccoli comuni, al 30 giugno 2026.

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